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Tenuta Placidi, Arianna rivoluziona il business di famiglia con la viticoltura Bio

Tenuta Placidi, Arianna rivoluziona il business di famiglia con la viticoltura Bio

Arianna, mettendosi a capo di Tenuta Placidi, l’azienda di famiglia, diventa imprenditrice a soli 24 anni, dopo la morte del nonno da cui eredita 32 ettari suddivisi in bosco, uliveto, seminativo e vigna.

Arianna riconverte il business,restituisce nuova vita ai terreni e ne moltiplica la capacità produttiva applicando l’approccio biologico alla viticoltura. Insieme alla produzione cresce anche l’azienda che oggi coltiva – e distribuisce nella rete di vendita – 9 etichette tra varietà autoctone come Grechetto, Malvasia, Sagrantino, Sangiovese e internazionali come Souvignon Blanch, Chardonnay e Merlot.

ARIANNA PLACIDI, 27 anni, è la più giovane enologa imprenditrice – donna! – di tutta l’Umbria. Oggi il suo business green ha successo anche oltre confine. Ma la prima esperienza? Pessima, un cantiniere maschilista in una cantina sporca e con vini difettati. “Così, guidata dai miei ideali, ho deciso di investire sulla mia passione.”

Fianello, in provincia di Rieti, è un piccolo Borgo Medioevale che, dall’alto di un colle, domina un paesaggio di verdi colline che abbracciano il confine tra Lazio e Umbria. Qui sorge la Tenuta Placidi. 32 ettari di terreno che, sotto la guida di Arianna, hanno sviluppato una produzione di 60.000 bottiglie in 3 anni.

Un dato che prevede di crescere fino a toccare, nei prossimi due anni, quota 180.000 bottiglie. Un trend positivo che valorizza in maniera importante la capacità agricola della provincia di Rieti e che si basa sulla coltura biologica. Perché, secondo i proprietari, il rispetto dell’ambiente e l’agricoltura “ragionevole”, ovvero a basso impatto, sono elementi alla base di un prodotto vinicolo di qualità.

Arianna Placidi – bruna, grandi occhi scuri, la bellezza irradiante del suo carattere solare – ha preso le redini dell’azienda di famiglia a soli 24 anni guadagnandosi – e detenendo ancora oggi – il titolo di più giovane imprenditrice umbra. Un primato, questo, che non è arrivato dal nulla.

Quello di Arianna che, giovanissima ha scelto di mettersi a capo dell’attività avviata dal nonno, non è stato il semplice capriccio di una ereditiera fortunata. Perché per rendere produttivi quei 32 ettari di terreno – coltivati ancora in maniera tradizionale, ovvero con metodi di sfruttamento intensivo e colture a calendario – di lavoro ha dovuto farne parecchio. Ma di “sporcarsi le mani” non ha mani avuto paura.

Arianna, dalla corporatura esile e dai tratti delicati, ha un carattere forte e un carisma incredibile. Parla concitata con quella tra le diverse cadenze della parlata umbra che è più simile al dialetto romano e sembra sprigionare tutta l’energia assorbita lavorando sotto il sole nei campi. Non perde entusiasmo nemmeno quando tratta gli aspetti più difficili. Perché mettersi a capo dell’azienda di famiglia ha voluto dire sacrificio e lavoro duro, ma anche capacità di sopportazione e tenacia. Le prime esperienze da apprendista enologa?

Terribili, del tutto avvilenti!” racconta. “Durante gli anni dell’università, come molti miei coetanei, ho intrapreso un tirocinio per avviarmi alla professione. Sfortunatamente mi sono trovata ad avere a che fare con un cantiniere maschilista e irascibile ‘voi donne non capite niente e non avete voglia di lavorare…’ripeteva in continuo. Non facevo che piangere, mi diceva che ero una buona a nulla. Non sapevo se avrei continuato su questa strada, ma una cosa era certa: mai più avrei voluto lavorare alle dipendenze di qualcuno che mi maltratta e, per giunta, dovendo sottostare a regole e condizioni che non condivido assolutamente. In quella cantina avevo visto produzioni difettate, un ambiente molto sporco e un continuo lesinare sulla qualità a favore della quantità.”

Arianna, esempio di resilienza – per usare una parola di moda oggi -, non si fa prendere dallo sconforto e reagisce dimostrando che si può ricavare del bene anche dalle esperienze peggiori. Mentre lavora consegue, all’Università di Perugia, la laurea in agraria con specializzazione in viticoltura ed enologia perché è convinta che la ricerca e lo studio siano fondamentali per comprendere ed esprimere al meglio le potenzialità agricole della sua terra.

Giovane, determinata, guidata dalla passione per il suo lavoro e dall’amore per la Tenuta decide di scommettere su se stessa e, quasi per gioco, inizia a vinificare l’uva delle sue viti. Visita le cantine più grandi, gira le fiere, chiede consigli, insomma, si butta nella mischia, impara e con coraggio si fa strada in un ambiente marcatamente maschile.

Un amico le regala la prima botte, lei ci mette l’uva. “Per scherzo” vinifica 7.000 bottiglie. E poi la rivoluzione in campo. Sotto gli occhi increduli dei suoi famigliari abbatte uno dei due palchi su cui si ergeva la vigna di Tenuta Placidi “fu una scelta difficile (e in qualche modo coraggiosa, aggiungiamo!) che ha comportato un grosso sacrificio, ma fu strategica perché “tagliare” significa diminuire la quantità di produzione, ma aumentare la qualità del prodotto finale permettendo al palco restante di trarre maggiore nutrimento dalle risorse naturali.”

Ad oggi Tenuta Placidi distribuisce i suoi vini oltre che in diverse regioni italiane anche in Spagna, Cina, Argentina e Stati Uniti, in particolare a New York. Il suo business green piace perché è riconosciuto come un esempio della perfetta conciliazione tra rispetto dell’ambiente, agricoltura “ragionevole” e prodotti vinicoli di alta qualità oggi apprezzati anche oltre confine.

La mia idea di imprenditoria? Faccio quello che amo cercando di valorizzare l’artigianato locale. Vorrei che le persone che lavorano con me fossero soddisfatte e appagate. Essere imprenditrice è un effetto, non una causa…

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